(di ROSELINA SALEMI) – Valentina Ferragni sa di avere una sorella, Chiara, famosa a livello planetario, ma, a ragione, pensava di meritare uno spazio tutto suo, e adesso ce l’ha. Crea gioielli. Graziosi orecchini che sembrano ventagli, giochi di triangoli con ambizioni di preziosità (argento 925 placcato oro, smaltati a mano), anelli, ciondoli. Non sono appariscenti, ma si notano per via dei colori.
“Già da piccola” -racconta- “in estate compravo perline e infilavo collane. Da sempre amo il design, ma mi sembrava inaccessibile. Poi, 5 anni fa, ho creato una piccola capsule per un brand di gioielleria e mi si è aperto un mondo! Forme colori, dimensioni, materiali. Da tempo pensavo: che cosa faccio se finisce questo lavoro con i social?”.
Già, che cosa?
“Volevo affermarmi come persona e come imprenditrice. C’è chi pensa che arrivare per seconda apra tutte le porte. Invece devi lavorare ancora di più, dimostrare che hai qualcosa da offrire. E se domani Instagram chiudesse? Ogni tanto qualcuno lo dice. Così è nata l’idea dei gioelli. All’improvviso, nel settembre 2019, un attimo prima del Covid abbiamo disegnato il primo orecchino su un post-it, partendo dalla A di Alessandra (Osio, brand manager, ndr.): era carino. Somigliava a una V, e a un triangolo. Non volevo fosse l’iniziale di Alessandra o Valentina. Con il nostro post- it siamo andati a cercare un’azienda ad Arezzo: volevamo un orecchino colorato, leggero, componibile. L’ho chiamato Uali, che poi è il mio soprannome. Valentina, Vali, Uali…”.
Dà fastidio essere paragonate voi Ferragni alle Kardashian?
“Mah, siamo quattro donne molto unite, io, Chiara, Francesca e mia mamma. Abbiamo sempre raccontato chi siamo, il tempo che passiamo insieme e, piano piano, credo che a molti abbia fatto piacere vedere in noi la famiglia che non tutti hanno. È una fortuna. Ma c’è tanto lavoro per restare unite. Siamo tre figlie, e mamma vuole che abbiamo buoni rapporti tra noi, mai invidie, gelosie, competizione. Ci ha aiutate a diventare quello che volevamo. Ci confidiamo. Chiara ha seguito la nascita dei gioielli dal post-it ai primi successi. È andata bene, anche perché dietro c’è una squadra”.
Chiara più che una squadra ha un esercito.
“Io ho una squadra di calcetto, o di pallavolo. Eravamo in due e adesso siamo in otto. Avevamo una stanzetta e ci siamo allargati. Vendiamo benissimo nelle gioiellerie (ben 500) non solo online. Vogliamo andare all’estero. Insomma, ce la stiamo facendo”.
E le critiche come sono?
“Le peggiori le ho avute sui prezzi. Il primo Uali costava 70 euro: troppo, dicevano. Ho spiegato la lavorazione con un video: ci sono tante mani dietro quel piccolo orecchino! Poi sulla vita privata. La mia vecchia storia, finita, era molto social. Adesso mi sono fidanzata con un altro ragazzo. Ogni giorno ricevo messaggi belli (‘stavi soffrendo e hai avuto il coraggio di cambiare’) e battute cattive per la differenza d’età (lui 22 anni, lei 30, ndr.): ‘io sono la zia e lui il nipote’. Mi scrivono: ‘Gli hai fatto lo zaino per la scuola?’. Ma non importa”.