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Santo Versace racconta la storia di famiglia nel libro “Fratelli” edito da Rizzoli

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(di AGATA PATRIZIA SACCONE) – “FRATELLI, una famiglia italiana”, una storia nata in Calabria e raccontata in un libro da Santo Versace, nel 25° anniversario dalla scomparsa del fratello Gianni. Un diario intriso di ricordi e aneddoti, corredati di foto. Oltre ai fratelli Versace (Santo, Gianni e Donatella), ci sono i genitori, Nino e Franca, figure di spicco.

I nostri genitori -spiega Santo Versace  ci hanno insegnato a guardare sempre tutto con ottimismo, ci hanno insegnato ad amare il lavoro, ad amare il prossimo. Ci dicevano se puoi aiutare qualcuno e non lo fai non vali niente. Ciò che siamo lo dobbiamo a loro. Mia madre era sarta e Gianni è cresciuto nel suo atelier tra pizzi e merletti. Grazie alla straordinaria creatività di Gianni associata alla mia attitudine a saper costruire abbiamo poi reso grande la Calabria nel mondo”.

Per Santo Versace scrivere il libro “FRATELLI, una famiglia italiana” , edito da Rizzoli, è stato un passaggio quasi terapeutico, necessario, poichè, come afferma, “non esistono termini per definire il dolore immenso di chi perde un fratello o una sorella. La morte di Gianni ha cambiato la mia vita. Dopo la tragedia di Miami non ero più io, non avevo superato il trauma. Poi ho incontrato una ragazza straordinaria di Reggio Calabria, Francesca, ci siamo innamorati e sposati, ed è proprio vero, l’amore sana tutto”.

Essere il fratello maggiore di Gianni Versace cosa ha comportato?  

“Ha comportato la responsabilità di assumere un ruolo che mi era congeniale ovvero la leadership della trasformazione dei sogni in realtà. Gianni sognava ed io trasformavo i suoi sogni in una realtà più grande di quella immaginata”.

Santo Versace bambino avrebbe voluto fare questo da grande?

“Santo da grande voleva essere padrone di se stesso e lavorare per se stesso, costruire e fare impresa. Ho realizzato perciò con Gianni un impero che andava al di là dei desideri e dei sogni da bambino. Certe volte ho la sensazione che me lo sussurri ancora…”.

Il libro, oltre a celebrare la storia affettiva e imprenditoriale della famiglia Versace, chiude emotivamente il suo capitolo con l’universo moda?

“Per me il capitolo moda si è chiuso sostanzialmente con la vendita dell’azienda. Ma già la morte di Gianni ha cambiato la storia della moda a Milano, ha cambiato gli equilibri della moda nel mondo”.

Adesso si affaccia verso nuovi progetti professionali come il cinema?

Ho sempre amato il cinema, ma prima non potevo occuparmene perché la GIANNI VERSACE per me è stato un lavoro totalizzante che non lasciava spazio ad altro. Concluso il capitolo moda occuparmi di cinema è stato un passaggio naturale, in quanto il cinema è un binomio creatività & cultura”.

In poco tempo anche il cinema le ha dato grandi soddisfazioni. Proprio lo scorso settembre il film ‘Saint Omer’ prodotto da Minerva Pictures, di cui lei è presidente, ha vinto a Venezia il Leone d’argento e il Leone del futuro….

“Per me e mia moglie Francesca è stato entusiasmante l’esordio a Venezia in veste di distributori, prima volta oltretutto al Festival sulla laguna in questa veste. Vincere due Leoni è stato fantastico!”

Tra i suoi molteplici impegni non ha mai trascurato il charity. Lo scorso luglio ha costituito anche la Fondazione Santo Versace…

“La Fondazione è il figlio che Francesca ed io non abbiamo avuto e sarà la Fondazione a parlare di noi quando noi non ci saremo più”.

 

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