La storia della famiglia Fiorello attraverso aneddoti e ricordi della scrittrice di casa, Catena. Scorre facile la lettura del libro “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (edito da Rizzoli), ricco di foto, racconti, emozioni, nostalgia che fanno la storia di una stirpe di artisti, amatissimi dal grande pubblico, generati dall’amore di papà Nicola e mamma Sara.
“Questo è un libro diverso da tutti gli altri – afferma Catena Fiorello – è non a caso un atto d’amore mio nei confronti dei miei lettori e di quelli nuovi che vorranno acquistarlo. Aprire la propria porta di casa e sciorinare i momenti, anche apparentemente banali ma totalmente intimi, è un gesto di generosità (almeno spero che così sia interpretato) soprattutto nei confronti dei giovani che vivono in condizioni poco agiate e chissà che leggere questo libro possa aiutarli a non sentirsi sfortunati”.
L’amore, denominatore comune, traspare in ogni pagina inteso come sentimento che allegerisce il senso del sacrificio…
“Sì, è in evidenza il senso della fatica di chi nella vita si fa strada contando solo sulle proprie forze. Del resto questa è la storia della mia famiglia e della mia vita. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” racconta la storia di un normale nucleo familiare degli anni ’60 (quello nostro, di casa Fiorello) e comunque rappresenta la storia comune di tante famiglie che con grande dignità vivono ogni giorno nel migliore dei modi”.
Com’è nata la scelta di divulgare attraverso un libro il vostro passato?
“Il nostro Paese sta vivendo un momento molto difficile al punto tale che purtroppo alcune persone arrivano a compiere persino gesti estremi. Ebbene, un giorno, proprio mentre guardavo la tv ho sentito dell’ennesimo caso di un operaio suicida perchè si trovava in gravi difficoltà economiche. In quel momento ho avvertito il bisogno di offrire la mia testimonianza in prima persona, appunto raccontando la storia della mia famiglia che ha superato tutti gli ostacoli grazie all’amore e all’unione”.
C’è il rispetto delle tradizioni tra i segreti di coesione familiare…
“Esatto. Sapete quali erano le occasioni importanti per la mia famiglia? Le feste comandate: Natale, Capodanno, Epifania e, a seguire, quelle legate al paese dove vivevamo, Augusta”.
E c’è un aneddoto, magari riportato nel libro, a cui ripensi con maggiore nostalgia?
“Si, quando ci mettevamo attorno alla tavola e cominciavamo a mangiare le pietanze che mia mamma aveva preparato. Quel momento (magico) in cui eravamo tutti e sei a tavola, esprimeva il senso di quello che i miei genitori con tanta fatica avevano costruito, cioè l’unione familiare e la capacità di rimanere insieme dinnanzi a qualsiasi difficoltà. Eravamo davvero felici!”.
A proposito di cucina… parli anche del Menu Grilli di mamma Fiorello ed hai inserito pure alcune ricette, qual’è il tuo piatto preferito?
“Il cosiddetto Menu Grilli fa parte della storia della mia famiglia. Nel libro ho voluto inserire alcune ricette di mia madre proprio per far conoscere come praticamente si possono preparare dei piatti gustosi con poco. Il mio preferito è la pasta con le patate, uno dei piatti più poveri ma allo stesso tempo piu gustosi”.
Nel libro un ruolo preminente ha mamma Sara…
“In realtà emergono entrambe le figure dei miei genitori. C’è un capitolo in cui parlo proprio di questo. Mia mamma, molto riservata, ci ha insegnato a riflettere e ad essere ponderati. Mio padre ci ha insegnato l’entusiasmo, lui si buttava a capofitto nelle situazioni. È stata la compartecipazione delle due capacità che ha poi dato i frutti. I caratteri dei miei genitori si integravano perfettamente per cui una figura predominante in realta non c’è”.
Essere siciliani contraddistingue il carattere. La famiglia Fiorello con l’isola il cordone ombelicale non lo ha mai spezzato…
“È impossibile spezzarlo perché quando si nasce siciliano si muore siciliano! E’ un modo di essere, un’essenza e lo racconto proprio in un paragrafo. La Sicilia è una terra che esprime tante conflittualità e purtroppo spesso è vittima di pregiudizi gratuiti senza conoscerne la vera storia. Si fa presto a dire che è la terra del malaffare quando invece il 95% dei siciliani lavora onestamente”.
La scrittura, per te, è un modo per dare libero sfogo a sogni, emozioni, pensieri e, per dirla in breve, fantasticamente volare?
“Ritengo che la fantasia e la capacità di sognare siano la salvezza per molte persone. A volte la vita è davvero difficile, volare fantasticamente permette di estranearsi, seppur a tempo determinato, dalle vicissitudini. Credo che questa capacità di fantasticare e di sognare, non solo da ragazi ma anche più in là con l’età, sia uno dei doni più grandi che Dio ci abbia potuto dare”.