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La donna forte e raffinata di Alberta Ferretti, la stilista regina dello chiffon

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(di AGATA PATRIZIA SACCONE) – Una donna forte, ma anche sognatrice e che sa esprimere sensualità quella proposta da Alberta Ferretti per l’autunno-inverno 2023/24 presentato alla Milan Fashion Week di febbraio. Una moda raffinata e decisa, come nel segno distintivo della stilista marchigiana, regina dello chiffon.

“Permane il concetto basilare del rispetto del corpo della donna” – ci spiega Alberta Ferretti– “Cerco di immaginare le donne che vivono il quotidiano. E’ bello essere vicine alla realtà di ogni giorno e guardare all’evoluzione del quotidiano”.

Le donne sono state sempre al centro del suo universo di stile, la loro capacità di sentirsi libere in un mondo professionale che ancora guarda spesso al maschile…

“Sin dai miei esordi, da sognatrice forse un po’ incosciente, mi sono sempre sentita libera di esprimermi. Ho presentato sin dall’inizio una moda, per quell’epoca, fuori dagli schemi con abiti sottoveste, i piccoli cardigan, l’abito di chiffon l’abito di chiffon abbinato allo stivale in un momento in cui la moda parlava un altro linguaggio, travestendo le donne da uomo. Era il tempo in cui l’universo femminile entrava a far parte dei consigli direttivi e le donne con il loro outfit in qualche modo dovevano simulare un altro apparire. Io coraggiosamente, in antitesi con la corrente di pensiero di allora, ho sempre presentato collezioni molto femminili che esprimevano ed esprimono il concetto di leggerezza e romanticismo che ben si coniuga con la personalità e la dinamicità delle donne. Oggi, da questa parte del pianeta, abbiamo fatto importanti passi avanti, ma è altrettanto strano vedere come ci sia ancora dall’altra parte un’oppressione totale, c’è un mondo che spaventa e donne che stanno soffrendo moltissimo…”

Lei vive l’evoluzione del mondo della moda da tanti anni. Oggi la sfida è anche quella della sostenibilità. Un concetto che si scontra spesso con il dilagare del fast fashion. Come vede il futuro?

“Mi considero un’antesignana: con l’attrice Emma Watson puntai anni fa su una capsule sostenibile. Chi produce deve pensare al domani e a una vita ‘sostenibile’. Come gruppo Aeffe, noi da tempo, poniamo molta attenzione. Per esempio, lo chiffon (che tanto adopero) è organico. Sui tessuti organici non a caso ormai stanno investendo in tanti. Le realizzazioni sartoriali con tessuti di qualità costano di più, ma è questa specificità che garantisce la riuscita di capi di stile che resistono nel tempo. Non a caso questi abiti si conservano con cura nel guardaroba, perché, specie le donne, sanno riconoscere i capi che fanno la differenza. Riflettendoci, tra comprare cinque capi da buttare o uno da conservare per rimetterlo, allora io sono per questa seconda opzione. Inoltre, la qualità Made in Italy non si confonde con un mondo che parla altri linguaggi di moda”.

Nell’era dell’emergenza climatica, ha scelto di supportare “Save the Glacier”, un progetto da cui nasce la capsule collection dei pull-manifesto. Il mondo della moda dovrebbe sensibilizzarsi di più e magari incentivare gli studi scientifici?

“Si tratta di una capsule in edizione limitata. Parte del ricavato verrà devoluto in progetti ambientali per i ghiacciai del Monte Bianco. Comunque, in generale, sensibilizzare è importante, ma è fondamentale che ogni cosa parta dai gesti delle persone e non dal sistema. La moda è un grande mezzo di comunicazione, il sistema deve realizzare quelle iniziative che coinvolgano la scienza o quegli aspetti della natura da tutelare. Personalmente sono molto attenta alla natura, quando ho bisogno di rilassarmi e concentrarmi spesso vado in giro per le colline e le ammiro”

La natura, ciò che ci circonda, è una sua fonte di ispirazione…

“La natura è sempre stata per me una fonte di ispirazione: da bambina quando rientravo a casa, dopo essere stata in sartoria da mia madre, avevo l’abitudine di sdraiarmi in giardino a guardare le nuvole. Il loro movimento, la loro forma, la loro leggerezza lasciavano spazio all’immaginazione e alla creatività di una bimba che sognava di poterle assemblare per realizzare abiti. Chissà, forse è per questa ragione che ho scelto lo chiffon come tessuto protagonista di tutte le mie collezioni”.

Oggi il gruppo AEFFE, azienda simbolo del Made in Italy, impiega 1400 dipendenti in tutto il mondo, ci racconta come tutto ebbe inizio?

“Mia madre aveva una sartoria sulla costa adriatica, precisamente a Cattolica, in quella Romagna che Federico Fellini raccontava attraverso i suoi film. Proprio nella sartoria di mia madre è nata la mia passione per la moda. Guardavo, giovanissima, il gruppo delle sarte che realizzavano quegli abiti in grado, ai miei occhi, di trasformare le donne in principesse. Uno dei ricordi che più mi sta a cuore è vedere con quanta cura mia madre sceglieva i tessuti che allora acquistava a Como. Quando decise di chiudere la sartoria per dedicarsi a me e mio fratello non sapevo come fare per poter continuare a coltivare il mio talento. Erano gli anni prossimi al boom economico e al tempo era impensabile che una ragazzina da Cattolica potesse andare a studiare moda a Milano. Perciò la convinsi ad aprire la prima boutique”. 

Lei rappresenta un importante esempio di creatività e imprenditorialità, cosa consiglia ai giovani che invece spesso confondono ‘lo stile’ inteso come qualità creativa e capacità imprenditoriale con ‘l’apparire’ attraverso la vetrina generalista dei social che purtroppo li dissocia sempre più dalla vita reale?

“Intanto consiglio di avere tanta forza e determinazione e consolidarsi nei tempi giusti attraversando le esperienze, in modo tale da potersi presentare con una propria identità creativa. I giovani, che hanno la fortuna di avere tutto a portata di mano, debbono conquistare innanzitutto la consapevolezza dei loro obiettivi senza lasciarsi trascinare totalmente dai social dov’è molto facile apparire e altrettanto facile essere dimenticati”. 

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