In un momento non facile in cui l’intero pianeta combatte contro la pandemia, il tema della tutela del pianeta assume un valore ancora più rilevante. L’Earth Day, appuntamento nato nel 1970 e che si celebra ogni anno il 22 aprile, coinvolge oltre un miliardo di persone grazie all’opera degli oltre 22mila partner in oltre 190 paesi configurandosi così come l’evento di sensibilizzazione alla tutela del Pianeta più impattante al mondo.
L’Italia, impegnata in prima linea sul tema della sostenibilità tanto da riconfermarsi per il terzo anno consecutivo prima in Europa nell’Economia circolare, tantissime le iniziative e i progetti rivolti alla tutela dell’ambiente. Nascono così progetti che coinvolgono contestualmente tutta la Penisola, un esempio quello promosso da Oscar Di Montigny per FLOWE, la prima banca italiana sostenibile.
“Il nostro impegno sulla sostenibilità è ogni giorno dell’anno perché FLOWE nasce con questa mission coniugando educazione, tutela dell’ambiente e business –afferma Di Montigny-. Nello specifico nel mese di aprile, per celebrare l’Earth Day assieme al nostro partner no profit Plastic Free, siamo impegnati nella raccolta della plastica in oltre 140 città d’Italia. I nostri progetti sulla sostenibilità coinvolgono tutte le generazioni perché corrispondono al bisogno collettivo delle persone di sentirsi parte attiva di questo cambiamento. Per questo con il nostro programma Revolutionsaremo impegnati con la divulgazione ed educazione in materia di sostenibilità attraverso seminari e webinar. Se fai parte della comunità di FLOWE sei un’attivista”.
Pure i grandi nomi della moda sono tutti allineati sul tema della sostenibilità. Uno dei precursori è l’imprenditore Claudio Marenzi, dal 2010 impegnato con il progetto Herno Globe, frutto del lavoro del reparto di ricerca e sviluppo dell’azienda impegnato su sperimentazioni e rivoluzioni eco-ambientali nei processi produttivi e nel prodotto. L’esclusivo progetto della maison Herno è Fast5Degradable, il nylon creato dal filato di poliammide 6.6 Amni Soul Eco che nella versione 20 Denari è un’esclusiva internazionale del brand. Il processo di degradazione anaerobico completo avviene in 5 anni rispetto ai 50 del comune nylon, si decompone in materia organica e biogas che contribuiscono a fornire nuove risorse per l’ambiente, oltre che a produrre energia dai rifiuti. I modelli prodotti sono un bomber con cappuccio, un gilet e un parka, tutti imbottiti in piuma e completamente biodegradabili, accessori inclusi.
Anche l’Università degli Studi di Catania punta ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, Sustainable Development Goals (SDGs). Un Ateneo antesignano e innovativo che già da diversi anni si adopera al fine di ridurre il consumo della plastica realizzando all’interno della cittadella universitaria le casette erogatrici dell’acqua “Nel nostro piano strategico lo sviluppo sostenibile verso gli obiettivi fissati dall’ONU nell’agenda 2020-2030 è assolutamente centrale –afferma il Rettore Francesco Priolo-. UNICT si pone come un Ateneo che vuole diventare assolutamente plastic free e quindi con erogatori di acqua potabile installati in tutti i dipartimenti e con una gestione dei rifiuti differenziata assolutamente capillare in tutte le sue strutture. L’attenzione allo sviluppo sostenibile per noi comincia dalla mobilità, tema centrale poiché abbiamo circa 40.000 studenti che quotidianamente si muovono per raggiungere i vari dipartimenti. Pertanto abbiamo siglato un accordo con le aziende di trasporto pubblico, metro e bus, affinché si possa agevolare la loro mobilità offrendo un abbonamento ad un costo politico in modo tale da poterne fruire tutto l’anno. Anche per ciò che concerne le energie rinnovabili abbiamo voluto installare alla cittadella universitaria i pannelli fotovoltaici su molti edifici, l’Università degli Studi di Catania è stata inoltre tra le prime ad aderire alla RUS, la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile”.
L’educazione e la formazione alla sostenibilità arrivano attraverso i documentari dedicati anche nelle scuole. A tal proposito impegnato in prima linea anche il regista e artista Arturo Delle Donne, che sta realizzando un documentario per le scuole sull’attività di rigenerazione attraverso cui si cerca di non avere scarti in cucina: “Insieme a Pause Atelier dei Sapori e Iren stiamo realizzando un documentario su un’attività che si chiama RIGENERAZIONE attraverso cui si cerca di non avere scarti in cucina e di produrre nuovi alimenti anche dagli scarti dei vegetali facendo rinascere le piante, ripiantiamo ciò che mangiamo. Dai grandi impianti industriali alle nostre cucine di casa possiamo applicare questa metodologia finalizzata allo zero spreco alimentare”.
Nuovo progetto di ricerca è OHOSKIN, avviato in pieno lockdown dall’imprenditrice catanese Adriana Santanocito: il materiale bio-based è realizzato con arance e cactus siciliani. Un progetto ‘Made in Sicily”’ nato con il supporto dell’Università degli Studi di Milano e con il bando Smart Fashion&Design della regione Lombardia: “Ho trasformato un tempo sospeso, quello del lockdown, in un momento di assoluto fermento -afferma la Santanocito-. Ho siglato un accordo con un gruppo di imprenditori siciliani che si occupa di ciclo di riconversione industriale di alcuni prodotti agricoli tra cui le pale di fico d’india e le arance. Le aziende attraverso questo accordo mi cedono lo scarto in precedenza lavorato su mia indicazione al fine di ottenere il polimero da cui nasce il tessuto OHOSKIN prodotto in Lombardia”.
Sul tema della sostenibilità l’universo fashion siciliano è molto attivo. Sono diversi i designer in tutta l’isola impegnati a realizzare idee sostenibili, tra questi l’imprenditrice messinese Deborah Correnti che con il suo brand 23é, in collaborazione con Mirco Marchetti, ha ideato il progetto I WAS UN UMBRELLA: “L’intento è costruire un prodotto innovativo e contemporaneo anche dal punto di vista della sostenibilità, perciò abbiamo deciso di dare una nuova vita agli ombrelli destinati alla dismissione trasformandoli in una collezione fashion di copricapo, mantelle, borse e marsupi realizzati artigianalmente in Sicilia”.
Anche ai tessuti rimanenze di magazzino e destinati al macero è stata data una nuova chanche, grazie al brand di bags e cuscini d’arredo Coccadoro costituito da quattro imprenditrici palermitane che si sono reinventate con un’attività di vendita e-commerce: “Il materiale per realizzare le nostre borse e i nostri cuscini d’arredo è il tessuto e come primo passaggio di sostenibilità abbiamo scelto di utilizzare tutte le giacenze di magazzino di aziende che hanno chiuso o che comunque debbono dismettere i tessuti che verrebbero quindi destinati al macero -afferma la progettista del gruppo Roberta de Grandi–. Per realizzarle ci avvaliamo del supporto di artigiani locali del palermitano. Anche la custodia dei nostri accessori è realizzata con scarti di tessuto mentre le confezioni le realizziamo con carta e nastro riciclati al 100%”.