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I cannoli dopo gli arancini: Catena Fiorello Galeano ambienta la storia nell’immaginaria Monte Pepe

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I cannoli dopo gli arancini. Le signore di Monte Pepe, nate dalla penna di Catena Fiorello Galeano che le ha rese protagoniste nel libro “Cinque donne e un arancino”, ritornano con le loro vicende di semplice vita quotidiana nel nuovo romanzo edito da Giunti della scrittrice siciliana dal titolo “I cannoli di Marites”.

La peculiarità della saga è avere nel titolo una specialità della cucina e gastronomia siciliana” -spiega la scrittrice “Anche nei prossimi libri insisterò con il nome di una specialità culinaria dell’isola. Così come continuerò con i dialoghi in dialetto, che non sono un esercizio di stile, ma una precisa scelta di fare parlare cinque donne del popolo. ‘Popolo’ è un parola che io uso nella sua accezione nobile e se io faccio parlare cinque donne del popolo è chiaro che nella loro quotidianità non si esprimono in italiano forbito ma attraverso la loro lingua madre, il dialetto. Diversamente non sarebbero credibili perché sono cinque donne semplici. Chi non comprende il nostro dialetto lo capirà comunque dal contesto della frase. Mi sembrava doveroso questo omaggio alla mia terra che anche nel suono del suo dialetto è meravigliosa”.

C’è una nuova protagonista nel libro, non siciliana, bensì filippina, appunto Marites. Come si intreccia la vita delle cinque signore con la nuova arrivata nel paesino siciliano di Monte Pepe?

Mi sono resa conto che le cinque donne del romanzo agiscono, parlano, pensano solo in modalità siciliana. Ciò mi sembrava però che precludesse la possibilità di “aprire le mie frontiere” e quindi ho pensato di farle interagire con qualcuno di diverso dalla loro natura, dalla loro vita sociale nel piccolo borgo siciliano. Decido quindi, proprio perché la diversità fosse tangibile, di inserire un nuovo personaggio che arriva da lontano, Marites una ragazza trentenne delle Filippine, con un passato tra Parigi e Roma prima di trasferirsi in Sicilia, dove ha incontrato l’amore. Questa diversità di percorso di vita ha fatto in modo che io riuscissi a raccontare quanto mi è sempre appartenuto ovvero la mia attrazione per quel che è distante culturalmente dalla mia persona e ciò mi ha dato la possibilità di esplorare un mondo, come quello della comunità filippina in Italia, e mi sono resa conto che alla fine siamo lontani solo geograficamente poiché le emozioni, i desideri, le speranze e i sentimenti ci eguagliano tutti.

Monte Pepe non esiste in Sicilia, è un luogo di fantasia…

La scelta di un nome di fantasia è dovuta al fatto che sono troppo innamorata della mia terra e non volevo fare torto a nessuna delle bellissime località che ho conosciuto e visitato. Ho memoria felice, per esempio, di San Mauro Castelverde, Castroreale, Mongiuffi Melia, Gallodoro, San Teodoro e così via. Cittadine arroccate sulle montagne – Madonie, Peloritani o Nebrodi- località che rappresentano una Sicilia non convenzionale da cartolina ma non per questo meno belli. Ritengo che debbano essere valorizzati e raccontati, da qui l’idea di inventare il nome del paesino di Monte Pepe che nel mio modo di vedere raccoglie tutti questi “gioielli arroccati” senza trascurarne nessuno. Pepe è il nome senza accento del mio cagnolino che amo follemente e quindi ho messo qualcosa che mi era comunque più caro per richiamare tutte le bellezze della nostra Sicilia.

E’ la prima volta che decidi di dar seguito alla storia di un tuo romanzo, da cosa è scaturita questa scelta?

Il romanzo “Cinque donne e un arancino” non era nato con l’intenzione di cominciare un ciclo, ma era soltanto la mia volontà di raccontare la determinazione e le avventure di cinque donne siciliane che decidono di intraprendere la strada dell’imprenditoria partendo da zero. Appena esaurita quella storia i lettori cominciavano a chiedermi il seguito del romanzo perciò ho valutato l’ipotesi di un prosieguo attraverso la rilettura della storia per comprendere se effettivamente esistevano i presupposti di una continuità. Ho così maturato la scelta di proseguire la saga delle signore di Monte Pepe e tengo a sottolineare che se esiste la nuova storia è per merito dei lettori che mi hanno spronato a scriverla.

La poesia è il leit motiv di questi ultimi  due romanzi…

La poesia, già presente appunto nel primo romanzo, nel secondo racconto la approfondisco legandola al personaggio di Nunziatina, donna fortemente appassionata di letteratura e poesia nonostante lei di professione si occupi di tutt’altro lavorando appunto in una rosticceria. La poesia è un bene che appartiene a tutti, anche a coloro che non hanno mezzi culturali elevati. In un certo modo è il comune denominatore di tutte le persone sensibili, colte o meno. Una sorta di supporto democratico all’umanità  che condivide il desiderio di bellezza.

(Agata Patrizia Saccone)

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