Gina Di Bernardo, una donna profondamente Armani, volto intramontabile delle campagne pubblicitarie tra gli anni ’80 e ’90, apre la sfilata.
Gina Di Bernardo PHOTO: LAUNCHMETRICS.COM/SPOTLIGHT
La collezione è un messaggio di grazia e di speranza, connesso all’energia e alla forza della natura, al ciclo vitale del pianeta cui apparteniamo. Fiori che sbocciano anche nel pieno dell’inverno, annunciando bellezza e ricrescita, si posano sugli abiti di questa collezione, ne sottolineano le forme aeree e fluide, il senso di un’eleganza armonica che è poi l’essenza del lavoro di Giorgio Armani.
La palette è una gamma di blu notturni, di neri intensi, di verdi scuri che appaiono però sempre luminosi, tattili: per il bagliore dei velluti, del raso e delle sete tecniche, per l’intensità del bouclé in morbida lana e dei ricami. I fiori punteggiano, aggiungono ulteriore luce, colorano, accompagnati da libellule ricamate, anch’esse simbolo di speranza.
La silhouette verticale e leggera è composta da giacche con maniche svasate, lunghi cappotti, pantaloni liquidi. Di sera gli abiti lunghi e preziosi disegnano una figura slanciata e poetica. La visione è impalpabile e vibrante: una donna che sboccia nel freddo, con ai piedi sneaker o stivali bassi, sempre lieve e presente.
“Ho voluto disegnare una donna che rifiuta tutto ciò che non le appartiene mentre in giro ci sono eccitazioni per tutto ciò che è tra il sessuale e l’intellettuale” -spiega Giorgio Armani- “Oggi come agli inizi sento una situazione di disagio: quando ho iniziato c’era la moda di Carnaby Street che non mi appassionava e io ho proposto le mie giacche maschili e i pantaloni larghi. Oggi faccio una moda che non urla quando il mondo invece è chiassoso. Tuttavia bisogna studiare e osservare il mondo perché è quello che ci salva la vita in quanto ci appartiene”.
Emporio Armani è invece un omaggio a un cielo notturno luminoso, trapunto di stelle, governato da una luna splendente. La palette è fredda e vibrante: il nero, unito alle sfumature del malva, dell’ultravioletto, del verde giada, del grigio che d’inverno percorrono li firmamento quando il sole è ormai tramontato.
In questo scenario si muove una donna tipicamente armaniana, che ha la libertà istintiva di Emporio: porta i pantaloni sotto l’abito vaporoso che per lei è una camicia, riscopre li cappotto dalle forme ampie e avvolgenti, il gilet di tessuto o di crochet; indossa tute, pantaloni sciolti che si chiudono al fondo. I colori scuri sono un invito a giocare con le texture: cire Lucidi, lane lavate e opache, lane compatte e lucide, e poi la tridimensionalità degli jacquard materici e delle eco pellicce di maglia multicolore.
La silhouette è avvolgente, con le spalle in evidenza. Il percorso culmina la sera, ni un tripudio di riflessi metallici, ricami di stelle e lune, e catenelle di strass. Il vortice di polvere di stelle è accompagnato da scarpe basse, borse grandi e capienti o piccole come oggetti di design, bijoux come segni di luce che decorano, e maxi-fiori notturni appuntati sul bavero.