Con Gabry Ponte che arriva all’Eurovision Song Contest rappresentando la piccola Repubblica di San Marino mentre a squarciagola inneggia “Viva l’Italia” e con Tommy Cash che dall’Estonia sberleffa il costume italiano con il suo “Caffè espresso macchiato”, il Belpaese canterà e sarà cantato mentre il suo legittimo portabandiera, Lucio Corsi (da secondo classificato a Sanremo, subentrato a Olly, che ha rinunciato), con la modestia che lo contraddistingue, in punta di piedi entrerà sul palco di Basilea con il suo brano “Volevo essere un duro”, da cantautore e polistrumentista.

Insomma, un musicista vero che, rispetto ai due contendenti, ha però assai meno chance di imporsi in Europa contro due tormentoni persino coreograficamente spettacolari. Appuntamento a maggio e, comunque vada, se uno dei tre si rivelasse da podio, l’Italia potrebbe sventolare il suo tricolore, persino (ma nella fattispecie male) con il rapper estone Tommy Cash che -assicura- lungi da lui prendere in giro un Paese che ama.

Sarà, ma il Paese intanto con “Viva l’Italia” ha trovato il suo nuovo inno (per qualcuno dall’aria vagamente sovranista, nonostante l’accenno ad “avanti popolo”) da fischiettare e ballare, a distanza di 42 anni dall’ “italiano vero” di Toto Cutugno, parafrasato nel testo di Gabry Ponte in quei versi del “Lasciateci ballare con un bicchiere in mano”.

E se Tommy Cash cita spaghetti (però arrotolati con la mafia) e caffè (rigorosamente macchiato) nel suo italiano maccheronico, Gabry Ponte, nel suo testo con cui paradossalmente gareggia per il Titano e non per lo Stivale, indugia con eguale ironia e/o empatia su usi e costumi italici tipicamente enfatizzati quali il “calcio preso a calci” o “la moda che fa gli stracci”, saltando poi -verbo quanto mai azzeccato!- dalla cucina stellata ai lampeggianti dell’auto blu, senza dimenticare le collanine d’oro sulle canottiere, un pensierino per Craxi e un altro per Umberto Tozzi nel suo loop “Ti Amo”.

Corsi, con le sue spalline gonfiate con due pacchetti di patatine e il suo volto buono da Pierrot, rispetto a Ponte e Cash, parte da outsider: ha una canzone vera, non urlata, ma non è nato “con la faccia da duro”, “non è altro che Lucio”, ma è in realtà l’unico che legittimamente rappresenterà l’Italia in Svizzera sul palco futuristico e a caccia di personaggi della 69esima edizione dell’Eurovision Song.