(di AGATA PATRIZIA SACCONE) – Come per “Picciridda”, romanzo d’esordio di successo da cui è stato tratto un film, Catena Fiorello Galeano ambienta a Leto (Letojanni, paese del comprensorio taorminese) la storia di “Ciatuzzu”, il nuovo libro edito da Rizzoli.
“Era diffusa la necessità di emigrare, nei primi decenni successivi al dopoguerra, ma il problema investiva la Sicilia come altre regioni italiane, tra queste la Calabria ma anche l’Abruzzo, il Piemonte e la Lombardia. Mi sono documentata”. -precisa Catena Fiorello Galeano– “In Belgio c’erano addirittura colonie di lombardi che formavano delle vere e proprie comunità, è chiaro che la percentuale dei migranti provenienti dal Sud Italia fosse più alta poiché vi erano meno posti di lavoro. Una piaga sociale che purtroppo ancora oggi persiste, nonostante il Sud sia laborioso e abbia prospettive di sviluppo in aree come per esempio l’Etna Valley a Catania. E dal Nord echeggino alcune aspre voci su un Sud Italia visto come un carrozzone da trascinare che produce poco e chiede sempre assistenza statale. In risposta però arrivano le storie di affermazione di molti giovani meridionali che si affermano dando le giuste risposte a queste critiche”.
Letojanni è paese d’origine di mamma Sara, località che conosci bene. La Sicilia della tua infanzia (c’è Augusta, soprattutto) come la rivedi attraverso i tuoi ricordi?
“La donna che ricorda la bambina che sono stata ha bene in mente le emozioni che mi suscitava vivere nella terra di Sicilia. Per me era il posto più bello del mondo, come credo sia per ogni bambino quando parla della propria terra. Gli occhi di un bambino riescono a captare cose viste con la luce della purezza; crescendo questa purezza, purtroppo e inevitabilmente, viene a scontrarsi con la ragione, l’esperienza, la conoscenza, il cinismo e quindi guardiamo tutto da un’altra prospettiva. Della Sicilia di quando ero bambina ricordo la bellezza nonostante abitassi in un quartiere difficile, Terravecchia ad Augusta, quello in cui sono cresciuta dove erano edificate case di tutti i tipi, da quelle residenziali a quelle popolari. Era però quello straordinario miscuglio che creava vita e noi non badavamo certo a fare differenze di target sociale… giocavamo tutti insieme, bambini ricchi e bambini poveri”.
La Sicilia è notoriamente terra di contraddizioni, da un lato ambita meta turistica per chi la ammira da lontano dall’altro luogo in cui è difficile emergere per chi ci vive. Stride il problema della dispersione scolastica che impedisce talora l’ascesa di chi sacrifica gli studi.
“La dispersione scolastica è purtroppo un problema che accomuna diverse regioni e che dipende da molte condizioni sociali. Sicuramente la povertà non agevola, probabilmente molti genitori scoraggiati dalle poche opportunità che vedono per il futuro professionale dei propri figli pensano sbagliando che la scuola non li aiuterà. Ma non è una regola, per fortuna. Personalmente sono cresciuta con dei genitori che avevano poco e niente, certo non beni materiali, eppure ricordo che mia madre ci diceva sempre di studiare perché era l’unico bene che potevano offrirci ma anche l’unico bene che ci avrebbe dato la libertà di trovare un lavoro e difendere la nostra dignità. Mi piacerebbe che molti genitori si convertissero a questo pensiero perché studiare permette davvero di essere liberi e visto che lo Stato italiano ci permette di poterlo fare con dei supporti dedicati, andando così incontro anche alle esigenze delle famiglie degli studenti meno abbienti, si può sicuramente trovare il modo sfidando anzi il senso di sfiducia nelle istituzioni”.
Attraverso i tuoi romanzi spesso diventi, di fatto, brand ambassador della Sicilia…
Bellezza, storia e tradizioni della Sicilia non si discutono. Da sempre i viaggiatori scelgono di visitarla e ne rimangono incantati. Lo raccontano anche grandi scrittori. Io motivo la mia scelta delle ambientazioni anche sulla base che lì ho trascorso l’infanzia. Essere cresciuta in una località turistica come Letojanni è stato anche istruttivo dal punto di vista della conoscenza del territorio. Da bambina mia nonna mi portava di frequente a visitare i paesini vicini, così ho scoperto le bellezze suggestive di Gallodoro, Mongiuffi Melia, Santa Teresa di Riva, una Sicilia collinare e di montagna che vale davvero la pena conoscere e andare a visitare. È il motivo per cui attraverso i miei libri provo a farmi ambasciatrice di queste località -pur usando talora nomi di fantasia, vedi la saga delle signore di Monte Pepe – ambientandovi le storie”.